Cavoli spolverati di neve
1 cavolfiore lessato di 1 kg,
400 g di prosciutto cotto tagliato a fette,
200 g di pecorino grattugiato,
2 scalogni,
1 fetta di pancarrè,
1 rametto di rosmarino,
poco latte,
1 uovo,
olio di oliva,
sale,
pepe.
Fate ammorbidire la fetta di pancarrè nel latte.
Mondate e affettate gli scalogni. Spezzettate il prosciutto. In una padella antiaderente, fate scaldare un filo di olio e soffriggetevi gli scalogni su fiamma dolce.
Aggiungete il prosciutto, salate, pepate e proseguite la cottura per due minuti. Togliete quindi la padella dal fuoco e unite il pancarrè ammorbidito e l'uovo.
Passate il tutto al mixer. Dividete il cavolfiore in otto porzioni uguali e sistemate ciascuna porzione, capovolta, in otto stampini. Create un buco al centro e farcitelo con il composto
precedente.Sformate ciascuna porzione sulla
placca del forno leggermente unta di olio e cospargetela con il pecorino.
Passate il tutto sotto il grill del forno fino a quando la superficie sarà dorata e croccante.
Portate in tavola caldo, in un piatto di servizio.
Cotechino delle stelle
2 cotechini da 750 g ciascuno,
2 rotoli di pasta sfoglia,
1 uovo,
120 g di scalogni,
300 g di vino rosso,
150 g di lenticchie da ammollare,
1 noce di burro,
200 g di brodo di carne,
sale,
pepe.
Mettete a bagno, separatamente, i cotechini e le lenticchie per dodici ore.
Sgocciolate i cotechini, forate la pelle in più punti con uno stuzzicadenti per facilitare la fuoriuscita del grasso durante la cottura, e avvolgeteli in garza legandoli stretti con spago da
cucina.
Immergeteli in una pentola con 10 litri di acqua
fredda e portatela a ebollizione; fate cuocere i cotechini su fiamma bassissima per quattro ore. Tirate la pasta in una sfoglia sottile. Scolate i cotechini con molta delicatezza, liberateli
della garza, pelateli e posateli su un tagliere. Lasciateli raffreddare. Accendete il forno a 180°.
Avvolgete i cotechini freddi con la pasta sfoglia e sigillate le estremità. Rompete l'uovo, sbattetelo e spennellate la superficie della pasta sfoglia.
Trasferite i cotechini in una teglia e infornateli per trenta minuti circa. Scolate le lenticchie. Mondate e tritate gli scalogni. Versate il vino in una casseruola, aggiungete il trito di
scalogni e portate a ebollizione; lasciate ridurre il liquido di circa la metà.
In un'altra casseruola, fate soffriggere le lenticchie con il burro e poi bagnatele con il composto di vino; versate il brodo caldo, salate, pepate, coprite e fate stufare il tutto per venti
minuti. Servite le lenticchie con i cotechini.
Patate della locanda
600 g di patate a pasta gialla,
1,5 bicchieri di birra chiara,
2 bicchieri di brodo di dado vegetale,
60 g di speck a cubetti,
4 cucchiai di olio di oliva,
1 spolverata di pepe,
1 pizzico di sale fino.
Lavate le patate, asciugatele e sbucciatele con un coltello o con un pelapatate. Tagliatele a rondelle sottili (3 mm). Immergetele in una ciotola di acqua fredda.
In questo modo perdono l'amido e cuociono meglio.
Scaldate l'olio in una capace padella antiaderente, rosolatevi lo speck 3 minuti, mescolando con un cucchiaio di legno. Lo speck deve risultare dorato e croccante.
Non proseguite troppo la cottura, altrimenti si secca.
Sgocciolate lo speck con un mestolo forato e tenetelo da parte. Scolate le patate e asciugatele delicatamente, tamponandole con un telo o con carta assorbente da cucina.
Versatele nella padella con il fondo di cottura dello speck. Fatele insaporire 4 minuti, sempre mescolando, bagnate con la birra e lasciate evaporare 3 minuti.
Aggiungete il brodo caldo, coprite e cuocete 10 minuti, mescolando di tanto in tanto; insaporite con il sale e il pepe.
Rimettete nella padella lo speck e cuocete altri 3 minuti, a tegame scoperto.
Il fondo di cottura deve completamente evaporare.
Servite.
Arrosto degli elfi del bosco
700 g di lonza di maiale aperta a tasca,
100 g di prosciutto cotto in una sola fetta,
50 g di fontina,
80 g di piselli sgranati,
1 peperone rosso,
1 peperone giallo,
2 carote,
2 porri,
1,5 dl di vino bianco secco,
8 cucchiai di olio di oliva,
sale,
pepe.
Raschiate la carota, lavatela, asciugatela e tagliatela a bastoncini lunghi.
Mondate i porri privandoli della parte verde e delle foglie esterne più dure; tagliateli poi a rondelle.
Lavate e asciugate i peperoni, divideteli a metà ed eliminate i semi e i filamenti bianchi; tagliate la polpa a falde piccole.
Tagliate il prosciutto e il formaggio a dadini. In una padella, fate scaldare quattro cucchiai di olio e rosolatevi la metà dei porri, dei peperoni, dei piselli e delle carote; salateli, pepateli
e lasciateli raffreddare.
Scaldate il forno a 200°.
Mescolate le verdure cotte e fredde con i dadini di prosciutto e di fontina.
Farcite con il composto ottenuto la lonza, arrotolatela e chiudete l'apertura con spago da cucina.
Sistemate la carne in una teglia, irroratela con l'olio rimanente, bagnatela con il vino, aggiungete il resto delle verdure crude, salate, pepate e infornate.
Lasciate cuocere il tutto per cinquanta minuti circa.
Servite l'arrosto tagliato a fette con le verdure di contorno e il fondo di cottura.
Torta del ceppo
150 g di burro,
150 g di zucchero,
180 g di farina,
100 g di Marsala secco,
100 g di gherigli di noce tritati,
50 g di gherigli di noce interi,
50 g di miele,
10 g di lievito in polvere,
4 uova.
Per la crema al burro:
100 g di zucchero a velo,
80 g di burro.
Per la salsa al cioccolato:
50 g di cioccolato fondente,
30 g di panna montata.
Scaldate il forno a 180°.
Imburrate e infarinate una tortiera di 22 cm di diametro.
In una ciotola, lavorate il burro, lo zucchero e il miele; unite, una alla volta le uova e mescolate fino a quando otterrete un composto spumoso.
Incorporatevi la farina setacciata con il lievito e 50 g di gherigli di noce tritati. Versate il composto ottenuto nella tortiera e infornate per trenta minuti.
Trascorso il tempo di cottura indicato, togliete la torta dal forno e fatela intiepidire; sformatela e fatela raffreddare su una griglia.
Per la crema al burro: montate il burro con lo zucchero a velo.
Per la salsa al cioccolato: fate fondere il cioccolato a bagnomaria, toglietelo dal fuoco e incorporatevi la panna montata, mescolando energicamente.
Dividete la torta in due, in senso orizzontale, e innaffiate la parte inferiore con la metà del Marsala; farcitela quindi con la metà della crema al burro.
Sovrapponetevi l'altra parte di torta e spalmate sopra e lungo il fianco il resto della crema.
Glassate la superficie della torta con la salsa al cioccolato e fate aderire alle pareti i gherigli di noce tritati rimasti.
Guarnite con i gherigli di noce interi.
Pancetta di Santa Claus
1 kg di pancetta di vitello,
300 g di spinaci,
80 g di mortadella,
100 g di mollica di pane raffermo,
1/2 bicchiere di latte,
2 uova,
30 g di grana grattugiato,
40 ml di vino bianco secco,
100 ml di brodo di dado,
1 grattugiata di noce moscata,
20 g di burro,
20 g di olio di oliva,
1 spolverata di pepe,
2 pizzichi di sale fino.
Scaldate il latte in un pentolino senza farlo bollire.
Ammorbidite la mollica di pane raffermo in una ciotolina con il latte tiepido 20 minuti. Tritate la mortadella grossolanamente. Eliminate le radici e le parti sciupate agli spinaci. Sciacquateli
più volte in abbondante acqua corrente fredda, sgrondateli velocemente e metteteli in una pentola, senza
asciugarli.
Coprite e cuocete 10 minuti a fuoco medio. Scolateli, strizzateli in un colapasta con un cucchiaio e tritateli finemente. Trasferite gli spinaci in una grande ciotola.
Sgusciate le uova in una ciotolina, unite un pizzico di sale e sbattetele con una forchetta.
Aggiungete agli spinaci la mortadella, la mollica scolata e strizzata con le mani, le uova sbattute e il grana grattugiato. Spolverizzate con il pepe e la noce moscata.
Praticate un taglio alla pancetta nel senso della lunghezza, in modo da ricavare una tasca. Riempite la tasca con il composto di spinaci preparato.
Legate la carne con spago da cucina, facendo in modo che il ripieno non fuoriesca. Sciogliete il burro in una casseruola, unite l'olio, scaldateli, senza farli fumare.
Rosolatevi la pancetta ripiena 5 minuti, voltandola a metà cottura, in modo che si colorisca.
Bagnate con il vino bianco e fatelo evaporare 3 minuti.
Salate leggermente. Versate 2 cucchiai di brodo caldo e proseguite la cottura 90 minuti, unendo altro brodo caldo solo quando il precedente è evaporato.
Voltate la carne, di tanto in tanto, con due cucchiai, per non forarla, altrimenti uscirebbero i succhi che la rendono morbida e saporita. Togliete la casseruola dal fuoco, mettete un coperchio o
sigillate con un pezzo di alluminio, fate riposare 10 minuti.
Trasferite la carne su un tagliere e tagliatela a fette di 2 cm di spessore. Per ottenere delle fette perfette usate un coltello ben affilato a lama liscia oppure un coltello elettrico.
Sistemate le fette su un piatto da portata; servite.
Decorate a piacere con due coste di sedano lavate e pulite.
Fonte: Morgana, la Strega delle Mele
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Biscotti Luna di Yule
1 tazza di burro
una tazza e 1/4 di zucchero
2 cucchiai di buccia grattugiata di limone
un pizzico di sale
una tazza e 1/3 di farina
una tazza e mezza di mandorle tritate (pelate)
1 cucchiaio di vaniglia
Glassa:
2 tazze di zucchero a velo
1 cucchiaio di vaniglia
2 cucchiai e mezzo d'acqua
Mescolate assieme burro e zucchero finché non risultino cremosi e spumosi. Aggiungete la scorza grattugiata di limone, il sale, la farina, le mandorle e un cucchiaio di vaniglia; mescolate
energicamente. Lasciate in una terrina, coprite e mettete in frigorifero. Quando la palla impasto sarà ben fredda, o meglio dopo una notte, stendetela in una sfoglia da 1.8 pollici(?) (boh vabbè,
io consiglio di farla di non più di mezzo centimetro...) e tagliate con delle formine a forma di luna crescente. adagiate su una teglia con carta da forno e infornate a 250° (il 375 del testo
originale dovrebbe essere espresso in Farenheit, noi però usiamo i Centrigradi xD) e lasciate cuocere per circa 10 minuti.
Glassa: quando i biscotti saranno sfornati, mescolate lo zucchero a velo, la vaniglia e l'acqua. Spalmate sui biscotti ancora caldi, ma non bollenti. Aggiungete qualche altra goccia d'acqua se la
glassa risulta troppo dura. Lasciate freddare i biscotti.
Quantità: 10 dozzine di biscotti
Tabelle di conversione tazze->grammi
Yule 20-22 dicembre
Divinità – Horo, Iside, Osiride
Colori : rosso, verde e bianco
Viene celebrato nel primo giorno di inverno. Le giornate si allungano e il Sole torna a baciarci con i suoi luminosi raggi. La notte del solstizio invernale è la notte più lunga dell'anno. L'oscurità trionfa, e già prepara il cammino e si trasforma in luce. Il respiro della natura è sospeso. Tutto aspetta nel calderone, Il Re Oscuro si trasforma nella luce infante. Yule è il solstizio invernale. E' il momento in cui le ore del giorno sono le più brevi dell'anno, e ovviamente, vi è la notte più lunga. La Dea da vita al Dio, rappresentando la rinascita della luce. E' il momento dell'anno in cui gli spiriti della Terra (e dei boschi) sono spinti a riposare, per prepararsi al lavoro che ci sarà nel ridare alla Terra i nuovi boccioli di vita, con la Primavera. Mentre l'anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. II respiro della natura è sospeso, nell'attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E' uno dei momenti di passaggio dell'anno, forse il piö drammatico e paradossale: l'oscuritá regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali.
La parola Yule si crede derivi dalla parola scandinava o anglosassone "Iul", o addirittura dal norvegese "jul" che significa "ruota", quindi una data che segna il punto definitivo nella Ruota dell'Anno.
Inoltre Jolfoor (padre di Yule) e Jolnir (Yule) sono nomi di Odino. Alcuni credono che in realtà Odino fosse colui che desse i regali. Prima che Babbo Natale diventasse popolare nell'epoca vittoriana come un elfo grasso e felice, era mostrato alto e longilineo, con un lungo vestito nero, invece che rosso e bianco. Le prime legende raccontano che Babbo Natale guidasse un cavallo bianco, non una slitta piena di renne. Questo ci ricorda per l'appunto Odino e Sleipner. Il vecchio "Babbo" era anche una figura molto particolare, a tratti terrorizzante, soprattutto per le persone cattive e con intenti poco onorevoli.
Gli antichi Greci festeggiavano una celebrazione simile per assistere il Dio Cronos in battaglia contro Zeus e i Titani. I Romani invece festeggiavano il Dio Saturno. La festa difatti si chiamava Saturnalia e iniziava a metà dicembre per finire il primo di Gennaio. Si era soliti dire "Jo Saturnalia" quando ci si incontrava mascherati per le strade e si utilizzava queste giornate per fare grossi e lauti pranzi, andare a trovare gli amici e parenti e per scambiarsi dei regali di buona fortuna chiamati Strenae (da qui la tradizione delle strenne natalizie). Decoravano le loro case con ghirlande di alloro e sui sempreverdi venivano accese candele. Gli schiavi venivano resi liberi.
Celebrazioni venivano tenute in onore degli spiriti dei boschi. Gli alberi venivano portati nelle case e decorati con campanelle, candele e con nastrini dai colori brillanti per attrarre gli spiriti. Pane, frutta e noci venivano appesi sui rami per dare cibo agli stessi. Canti di gruppo erano anche un modo per guidare gli spiriti al rifugio delle case e i ceppi venivano accesi per dare calore.
Questa festa è stata adattata dalla tradizione Pagana nella celebrazione più famosa del Natale.
I Sassoni celebravano Modranect il 24-25 Dicembre. Significa la notte della Madre. Era la celebrazione della nascita del sole per il solstizio d'inverno. Il giorno che seguiva la notte della Madre era per festeggiare la Dea.
Yule coincide con la celebrazione del Natale. Questo Sabbat rappresenta la rinascita della luce, nella notte più lunga dell'anno, la Dea da alla luce il Sole Bambino e aspetta la nuova luce.
Le genti dell'antichitá, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la piö piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falž per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta "magia simpatica" la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale
Il solstizio invernale è stato spesso associato alla nascita del " Re Divino", molto prima della nascita del cristianesimo. Yule è la rinascita, il ritorno della speranza e della vita. Non ha mai cambiato il suo significato nel tempo. Del resto Yule e Natale non sono poi così diversi. Entrambi celebrano l'arrivo del Dio/Sole, così come Cristo è stato chiamato, la luce del mondo.
La tradizione cristiana dell'albero di Natale ha le sue origini nella celebrazione pagana di Yule. Famiglie pagane portavano un albero in casa così che gli spiriti dei boschi avrebbero avuto un posto dove restar caldi nei mesi invernali. Campanelle erano appese ai rami così che si poteva riconoscere quando uno spirito era presente. Il cibo era appeso per farli mangiare e una stella a cinque punti, il pentagramma, simbolo dei 5 elementi, era messo a capo dell'albero. I colori della stagione, rosso e verde, sono anche di origine pagana, così come l'abitudine di scambiarsi i regali. Così come gli alberi da frutta, anche i sempreverdi sono un elemento fondamentale delle celebrazioni del solstizio invernale. L'albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l'anno, è un ovvio simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l'oscurità dell'inverno. La birra e il pane venivano offerti agli alberi in Scandinavia. L'albero di Yule rappresentava la fortuna per una famiglia così come un simbolo della fertilità dell'anno che sarebbe arrivato.
Come festa del sole, Yule è celebrato attraverso il fuoco e l'uso di un ceppo. Un pezzo del ceppo è salvato e tenuto durante l'anno per proteggere la casa. Questa antica tradizione di matrice inglese era fatta con un ceppo di Quercia che era tagliato, decorato con aghi di pino e pigne e quindi bruciato nel caminetto per simbolizzare il sole che ritorna.
Yule, o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall'utero della Dea: all'alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.
La Dea è la vita dentro la morte, perche' anche se ora À regina del gelo e dell'oscurità, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconderá riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell'inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritorna.
E' una festa molto antica che speso viene interpretata, nonostante le sue origini sian ben più remote, come una sorta di rivisitazione del Natale cristiano. In questa giornata vengono acceso fuochi e candele per celebrare la rinascita del Dio; la festività simboleggia la rinascita continua e l'evoluzione della vita. Viene celebrata all'alba, il momento in cui sorge il Sole. In questo periodo si conservono le decorazioni che verranno bruciate, come simbolo di cambiamento , a Imbolc. La tradizione colloca in questa data la battaglia tra il Re dell'Agrifoglio (simbolo dell'oscurità e della Vecchiaia) e il Re della Quercia (simbolo della Luce e della Giovinezza) terminata con l'uccisione del primo. In questo combattimento viene ben rappresentato il passaggio dal vecchio al nuovo. Una delle tradizioni del giorni è quella di ripulire la casa da tutte le Energie vecchie e negative con una scopa di saggina che poi verrà bruciata. Il momento è particolarmente indicato per intraprendere ogni sorta di inizio.